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Via Crucis: un cammino di riflessione nelle vie dell’Ospedale


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“La prima Via Crucis Gesù l’ha percorsa lungo le strade della Palestina, incontrando e sostando accanto all’umanità ferita, inferma nel corpo e colpita dalla malattia di vivere”: sono le parole di mons. Adriano Cevolotto che hanno dato significato, nella serata del Venerdi Santo, il 29 marzo, alla Via Crucis cittadina di Piacenza. Questa processione, presieduta dal Vescovo, ricca di momenti di preghiera e meditazione, ha visto la partecipazione attiva dei Frati minori di Santa Maria di Campagna e della Comunità pastorale “Al pozzo di Sicar”.

Un ponte spirituale con i pazienti
La Via Crucis ha preso il via dal piazzale antistante il santuario di Santa Maria di Campagna. In questo luogo sacro, i partecipanti hanno avuto l'opportunità di iniziare il percorso con un momento di preghiera introduttivo, preparandosi così spiritualmente alle tappe successive. Da lì, la processione si è snodata lungo via Campagna, arrivando davanti alla Casa di Riposo Vittorio Emanuele II, dove si è fermata per una sosta di preghiera meditativa sulla Passione di Gesù.
Uno degli aspetti più commoventi di questa Via Crucis è stata la sua entrata nelle vie all’interno dell’Ospedale civile, attraverso l’ingresso vicino alla chiesa di San Giuseppe all’Ospedale. Nei viali dell'ospedale, i fedeli hanno potuto riflettere sulla Passione di Gesù attraverso varie tappe di preghiera, creando un ponte emotivo e spirituale tra la sofferenza del Cristo e quella dei pazienti presenti nell'istituto.
La processione ha proseguito il suo cammino fermandosi nel parcheggio davanti al Polichirurgico, per poi fare ritorno sul piazzale delle Crociate, di fronte a Santa Maria di Campagna. Qui, mons. Cevolotto ha condiviso con i presenti una profonda meditazione, sottolineando l'importanza della memoria e della solidarietà nei confronti di chi soffre.

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Non li possiamo dimenticare!
“Abbiamo attraversato - ha affermato il Vescovo -  i viali dell’Ospedale, percorsi ogni giorno da una umanità che porta dentro timori e speranze, sofferenza e sollievo. Qui ogni giorno camminano uomini e donne desolati perché i loro sono passi che li separano da persone care, viali che torneranno alla mente perché percorsi per l’ultima volta”.
Mons. Cevolotto ha poi ricordato tutti gli operatori sanitari che lavorano in ospedale: “Si tratta degli odierni cirenei, di tanti fratelli e sorelle esperti di diagnosi e terapie, quanto della terapia della relazione di sostegno alla fiducia e alla speranza.  Stasera ci siamo invitati qui - ha rimarcato il Vescovo - a far memoria di questa umanità che ci appartiene, anche nella nostra stagione della vigoria fisica e della salute. Non li possiamo dimenticare!”. Questo è stato un forte appello di mons. Cevolotto alla comunità cristiana di condividere il dolore di chi soffre, e nei confronti di chi ha responsabilità amministrativa e politica, il dovere urgente garantire a tutti le cure possibili: “una conquista di civiltà una conquista sociale che non ci è permesso di perdere”.

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Essere vicini
Infine il Vescovo ha sottolineato come l’Ospedale non è uno spazio di delega dove ci sono cappellani e volontari che svolgono un servizio religioso, ma qui ognuno deve trovare il tempo per visitare familiari e vicini che vivono tempi di prova.
“Ogni via doloris, della sofferenza - ha concluso mons. Cevolotto - può diventare via crucis perché abitata da colui che ben conosce il nostro umano patire. L’ha condiviso fino alla fine per aprilo a quell’abbandono al Padre”.
Con queste parole, mons. Cevolotto ha ricordato a tutti l'essenza della Via Crucis: un cammino non solo di penitenza, ma anche di riflessione sulla condizione umana, sulla sofferenza e sulla speranza. È stato un momento di condivisione e di preghiera che ha rafforzato il senso di comunità tra i partecipanti, ricordando loro l'importanza di essere vicini ai più fragili e sofferenti, seguendo l'esempio di Cristo.


Riccardo Tonna

Pubblicato il 30 marzo 2024

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